Lo chiamano il Messia delle piante. E lui lo è. Capelli lunghi e lisci, barba brizzolata, occhi vispi e tuta da giardiniere. Magari immerso nell’acqua fino alla vita a contemplare le sue amate ninfee, di cui conosce ogni singola specie. Carlos Magdalena ha dedicato tutta la sua vita a difendere la miracolosa ricchezza del pianeta, salvando in ogni continente le specie vegetali sull’orlo dell’estinzione. Basta una telefonata e lui prende un aereo e va a salvare le piante in Sudamerica o in Australia.
In questa autobiografia (“Il messia delle piante”, Aboca, pp 317, euro 18), che ha il ritmo di una grande avventura, Magdalena racconta ciò che ha fatto per salvare la vita di piante bellissime e rare, viaggiando nelle regioni più remote e pericolose del mondo. Ma racconta anche del suo lavoro presso i prestigiosi giardini reali di Londra, delle sue pionieristiche tecniche per favorire la riproduzione delle specie vegetali, e anche di come la vita con le piante sia un’inesauribile fonte di benessere per l’uomo. “Tutta la nostra vita dipende dalle piante”. È il messaggio che porta. L’ossigeno che respiriamo, che cosa mangiamo, come ci vestiamo, ci abbelliamo, ci curiamo, dipende dalle piante. La carta su cui scriviamo, la gomma dei nostri pneumatici, il tabacco che fumiamo, le spezie, i condimenti, è tutto di origine vegetale.
Il pericolo più grave è la nostra cecità nei confronti dei vegetali: le piante non gridano e non si lamentano, e noi abbiamo dimenticato la nostra stretta dipendenza da loro. Addirittura le stiamo distruggendo a ritmi forsennati, deforestando intere regioni per far posto a strade, miniere, centri urbani e pascoli. Carlos invece le accarezza, le raccoglie, le coltiva, le fa riprodurre. Cresciuto tra montagne, oceano e piogge atlantiche, approda in Inghilterra in cerca di fortuna e viene accettato come stagista nei Royal Botanic Gardens di Kew. Qui mostra tutto il suo talento, curando una pianta tropicale rarissima, ritenuta estinta in natura. Escogita un sistema innovativo di innesto per impollinare la pianta, un granello dopo l’altro. Fa centinaia di tentativi, finché un giorno, su un ramo della pianta, compare un frutto. La soluzione artigianale si trasforma ben presto in un risultato scientifico.
Magdalena continua la sua missione, tra studi genetici ed esperimenti, voli intercontinentali, tanta perseveranza, pazienza, e battaglie contro la burocrazia e i contrabbandi di piante rare. Punta su decine di specie da salvare alle Mauritius, tra cui alcune bellissime palme autoctone e 90 orchidee. Nel libro dedica un ritratto a ognuna, come se fossero belle donne da recuperare in extremis. Alcune di loro sono chiamate Lazzaro, perché si pensavano estinte e poi rispuntano in qualche anfratto.
Ci sono molti modi per far morire una pianta, lui conosce i pochi per farla risorgere.